Come ci ricorda Kapferer “private della vita pubblica, le comari rendono pubblica la vita privata”. Don Marzio, malalingua viperigna della "Bottega del caffè" di Carlo Goldoni, è forse il più famoso maldicente della nostra letteratura perché è quello che non sa interessarsi del prossimo se non per malignità e per amore del pettegolezzo. Ma questo non avviene solo nella letteratura, anche, e più spesso, si verifica nella vita di tutti i giorni, tant'è vero che è diventato proverbiale: "è un don Marzio" si dice, infatti, di un pettegolo maligno, di un maldicente. Ma la scrittura rivela la "sindrome di don Marzio"? Domanda a cui non è facile rispondere. Osservando alcuni tratti, possiamo mettere sul "chi vive" e far soppesare con maggiore prudenza le affermazioni e le parole di alcune persone.
Spesso confondiamo pettegolezzo e maldicenza. La maldicenza è strettamente imparentata con la menzogna e calunnia. Il pettegolezzo, invece, ha un certo rispetto per la verità. Le persone pettegole non si propongono distruggere la reputazione di una persona attraverso fatti distorti ma di svelarne, secondo la loro visione, la vera identità morale. In sostanza il loro obiettivo è quello di stabilire come siano andate veramente le cose, di valutare le azioni di qualcuno del proprio gruppo, oppure di una persona temuta, che viene così "ridimensionata". Il pettegolezzo infatti è il modo ideale per insinuare dubbi nell'opinione altrui sull'immagine che una persona vuole dare di sé.
Tale atteggiamento in un paesino è molto più accentuato. Un pettegolezzo, una maldicenza trovano terreno fertile per crescere e radicarsi, gettando fango su una persona che per qualche ragione occupa una posizione sociale (da invidiare) più alta di chi pratica l'attività del Don Marzio.
Chi ha necessità di mettersi in mostra, di essere ammirato, chi vuole il plauso di un eccellenza che reputa incontestabile, spesso finisce a parlare male degli altri. Non si sparla solo per nuocere agli altri. Lo si fa anche perché ci si sente migliori degli altri: lo screditare gli altri è il miglior modo per rivalutare se stessi. Almeno così si pensa. Se non c'è l'orgoglio alla radice della maldicenza, sicuramente non c'è l'umiltà.
1 commento:
"Nella bocca chiusa non entrano le mosche". Miguel De Cervantes, Don Chisciotte.
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